
La salute neurologica dipende tanto dai segnali che i nostri muscoli inviano al cervello quanto dalle informazioni che dallo stesso cervello vanno ai muscoli. È quanto emerge da uno studio effettuato dall’università Degli Studi di Milano, che ha esplorato il contributo che il movimento può dare alla salute di neuroni. Tuttavia questo legame è ancora più profondo di quanto si pensi.
Un gruppo di ricercatori guidato da Daniele Bottai del Dipartimento di scienze della Statale, in collaborazione con l’università degli Studi di Pavia, si è chiesto se il risultato clinico di alcune malattie neurologiche è dovuto alla patologia in sé – per esempio alle lesioni del midollo spinale nel caso del danno midollare, o alla mutazione genica nel caso della atrofia muscolare spinale – o è la conseguenza della ridotta capacità di movimento indotta dalla malattia, che peggiora ulteriormente l’impatto della malattia primaria.
E quello che hanno osservato supporta l’idea che “le persone che non sono in grado di fare movimenti antigravitari, come i pazienti con importanti limitazioni di movimento causate da patologie neurologiche e non, o come gli astronauti in viaggio prolungato in condizioni di microgravità, non solo perdono massa muscolare, ma subiscono una alterazione del metabolismo in alcune aree del sistema nervoso centrale”. Questi risultati – concludono gli esperti – forniscono una nuova indicazione sul perché pazienti con lesione del midollo spinale, atrofia muscolare spinale, atrofia laterale amiotrofica, sclerosi multipla e altre malattie neurologiche spesso peggiorano rapidamente proprio in corrispondenza del momento nel quale il loro movimento subisce una drastica limitazione.